Niente lavoro per Barbie
Barbie, la bambola più famosa del mondo, è recentemente diventata un film che ha collezionato record e successi, diventando il primo film diretto da una donna a superare il miliardo di dollari di incasso.
Ma non è tutto: tra satira, momenti stravaganti, atmosfera pop e spunti di riflessione, il film di Barbie ha puntato i riflettori sulle limitazioni che persistono in tutto il mondo per il genere femminile, in ambito lavorativo e sociale.
I’m a Barbie girl in a Barbie world… siamo proprio sicuri?
Nel film, Barbie è una donna il cui universo di appartenenza è “Barbieland”, una dimensione parallela dove il potere è in mano alle donne che possono effettivamente “essere tutto ciò che vogliono”, ricoprendo anche tutti i ruoli che “nel mondo reale” sono appannaggio quasi esclusivo degli uomini.
Non è un caso, infatti, che ancora oggi faccia notizia se una donna è la “prima” a raggiungere qualsivoglia obiettivo: la prima donna a camminare nello spazio, la prima donna al vertice di una multinazionale, la prima donna a raggiungere un record sportivo.
Meno lavoro per le donne
In Italia, soprattutto a seguito della pandemia iniziata nel 2020, l’occupazione femminile ha subito un brusco calo. L’ultimo bollettino Istat del 31 gennaio 2023 ha fotografato una situazione poco incoraggiante: attualmente il tasso di occupazione femminile è del 51,3% contro una media europea del 54,1%. Su 334 mila posti coperti in più in un anno, oltre l’88% affidati a uomini, una percentuale che si traduce in 9.763.000 donne occupate contro 13.452.000 uomini.
Meno flessibilità per le donne
Grazie al Gender Policies Report 2022, la pubblicazione dell’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) che ogni anno monitora le differenze di genere nel mondo del lavoro, sono emersi anche i dati sulla conciliazione vita-lavoro. Questi sottolineano ancora una volta come il mercato del lavoro italiano sia più rigido della media europea, dove le donne godono di minore flessibilità oraria rispetto agli uomini, sia nei lavori full-time che part-time.
Cosa è il PAY-GAP e perché è un problema
La situazione non migliora quando si parla di pay-gap, ovvero la differenza salariale tra uomini e donne, e di quella che viene definita “segregazione orizzontale”, ovvero gli ambiti lavorativi dove l’occupazione maschile è in netta maggioranza, come le professioni scientifiche e tecniche, finanza e assicurazioni. Ancora oggi l’occupazione femminile si concentra nell’insegnamento, nei servizi di cura alla persona e nei lavori impiegatizi.
Insomma, tutta un’altra realtà rispetto al mondo rosa, luccicante e libero dal patriarcato di Barbieland.